Una nuova molecola contro i linfomi

Analisi immunoistochimica dei linfomi diffusi di grandi cellule B colorati per l'espressione della proteina BCL2 (colore marrone scuro) (40x)
Analisi immunoistochimica dei linfomi diffusi di grandi cellule B colorati per l'espressione della proteina BCL2 (colore marrone scuro) (40x)

Servizio comunicazione istituzionale

28 Novembre 2017

In una pubblicazione sulla prestigiosa rivista scientifica Clinical Cancer Research, il gruppo di ricerca guidato da Francesco Bertoni dell’Istituto Oncologico di Ricerca (IOR, affiliato all’Università della Svizzera italiana), ha testato una nuova molecola, che dimostra di avere la capacità di inibire la crescita dei linfomi.

I linfomi sono dei tumori che si originano a partire dalle cellule del sangue, più in particolare dal tessuto linfatico. Vi sono numerosi tipi di linfomi e ognuno ha caratteristiche, aggressività, evoluzione e prognosi diverse. La cura prevista nella maggior parte dei casi comprende irradiazione e chemioterapia, due terapie invasive e troppo spesso invalidanti. Approcci biologici innovativi e la scoperta di nuove molecole biologiche stanno rivoluzionando l’approccio terapeutico e aumentando le possibilità di guarigione.

Le cellule tumorali sono in grado di sfuggire ad ogni controllo fisiologico e di crescere in modo incontrollato grazie anche a dinamiche interne alla cellula. Lì infatti gruppi di proteine “pro-tumore” si possono attivare e non rispondere più ai normali meccanismi intracellulari di controllo “anti-tumore”. Tra le proteine “pro-tumore” è ben nota la rete composta dalle molecole di segnale “PI3K/AKT/mTOR”, che aiuta la sopravvivenza e la proliferazione delle cellule tumorali. Anche nei linfomi l’asse di segnale composto da PI3K/AKT/mTOR è attivo e sfugge ai meccanismi di regolazione “anti-tumore”. Quindi bloccarlo potrebbe essere una buona strategia per combattere i linfomi stessi.

Il gruppo di ricerca guidato da Francesco Bertoni (che è vicepresidente del Gruppo Svizzero di Ricerca Clinica sul Cancro, SAKK) è composto anche dai ricercatori Chiara Tarantelli ed Eugenio Gaudio entrambi dello IOR. Il gruppo ha focalizzato il proprio lavoro sulla possibilità di inibire la via di segnale PI3K/AKT/mTOR con un nuovo farmaco dal nome PQR309 (bimiralisib) nei linfomi. PQR309 è una nuova molecola, prodotta da una azienda Svizzera, che blocca direttamente entrambe le proteine “PI3K” ed “mTOR” e in laboratorio ha dimostrato di avere capacità di inibire la crescita dei linfomi.

In ospedale è già in uso un farmaco (idelalisib) che funziona bloccando solo un tipo specifico di proteina della famiglia delle “PI3K” (PI3K delta), ma molti pazienti non rispondono a questo trattamento. In laboratorio, invece PQR309 dimostra di avere attività anti-tumorale anche in modelli di linfoma che non rispondono a idelalisib. PQR309 sembra agire ancora meglio quando usato in combinazione ad altri interessanti farmaci con attività anti-tumorale. Inoltre, il meccanismo di azione del farmaco PQR309 è stato indagato e paragonato a quello di altri inibitori dei linfomi, con risultati molto utili a disegnare e/o migliorare schemi di trattamento in ospedale sui pazienti affetti da linfoma.

I risultati di questa ricerca, insieme agli studi condotti in ospedale (studi clinici), possono aprire nuove strade verso l’utilizzo di migliori trattamenti per persone affette da linfoma e aiutano a comprendere meglio i meccanismi che sono alla base di tali trattamenti. Questo genere di malattia è tra i 10 tumori più comuni negli adulti e la terza neoplasia più frequente in bambini e adolescenti. Nonostante i grossi successi raggiunti nel loro trattamento, le statistiche europee mostrano che circa 5 persone ogni 100mila muoiono ancora per linfoma ogni anno. 

Per i riferimenti della pubblicazione: http://clincancerres.aacrjournals.org/content/early/2017/10/24/1078-0432.CCR-17-1041