Il valore aggiunto e l'indotto della nuova Facoltà di scienze biomediche

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Servizio comunicazione istituzionale

23 Aprile 2016

Prof. Mario Bianchetti, Decano della Facoltà di scienze biomediche

La Facoltà di scienze biomediche dell’USI è prima di tutto il tentativo, iniziato già nel 2009, di correggere la consistente mancanza di medici formati in Svizzera. Con il sostegno delle università di Basilea e di Zurigo e, ancora di più, del Politecnico federale di Zurigo, il progetto si concretizza sempre più: nel 2020 un primo gruppo di circa settanta studenti si trasferirà nella Svizzera italiana per il Master, dopo aver iniziato nel 2017 il cursus di Bachelor in una delle tre università citate. Nel 2023, infine, i primi studenti dovranno superare il cosiddetto “esame di Stato”, ottenendo così il diploma federale di medico.

L’esperienza dimostra che una facoltà di biomedicina non si limita tuttavia a formare giovani medici. Cerchiamo di capire, in sette brevi punti, il valore aggiunto e l’indotto che la Facoltà di scienze biomediche produrrà per la Svizzera italiana.

1. Gli studenti e gli insegnanti della Facoltà vivranno in Ticino con evidente rientro economico e fiscale.

2. Molti studenti, una volta laureati, tendono a rimanere nella regione dove hanno studiato anche dopo l’ottenimento della laurea. Il sottoscritto, per esempio, ha studiato a Berna dove è rimasto anche come pediatra e poi come professore universitario per oltre 20 anni.

3. Le facoltà di medicina moderne garantiscono notoriamente alla propria università risorse economiche importanti non solo per la propria facoltà, ma anche per tutto l’ateneo. Sono certo che a Lugano la Facoltà di scienze biomediche interagirà costruttivamente con molti istituti dell’Università, nonché con il Dipartimento di economia aziendale, sanità e sociale della SUPSI.

4. Le industrie del settore farmaceutico, biomedico e biotecnologico si insediano volentieri, quando il fisco non è troppo pesante, non lontano da una facoltà di medicina, facendo leva sulle sue risorse (in primis umane).

5. È spesso difficile reperire medici specialisti con elevato profilo professionale disposti a trasferirsi in Ticino. Grazie alla sua Facoltà di scienze biomediche, la Svizzera italiana risulterà in futuro attrattiva anche per l’insegnamento e per la ricerca. Questo a tutto vantaggio della qualità delle cure.

6. Qualcuno ha recentemente quantificato per sommi capi la ricerca clinica della Svizzera italiana. La conclusione è che il Cardiocentro Ticino, l’Istituto cantonale di patologia, l’Istituto oncologico della Svizzera italiana e i diversi dipartimenti clinici dell’Ente Ospedaliero Cantonale producono letteratura scientifica in modo qualitativamente e quantitativamente non inferiore a quella dei cantoni di Lucerna e San Gallo. Le tesi di Master, un progetto di ricerca che ogni studente realizza prima di laurearsi, e – ancora di più – i lavori di dottorato non potranno che essere uno stimolo a ulteriormente progredire.

7. Da ultimo, ma non per importanza, l’interazione con il settore della ricerca fondamentale nella Svizzera italiana. Con il celebre Istituto di ricerca in biomedicina (IRB, a Bellinzona), già affiliato all’Università della Svizzera italiana da qualche anno, il dialogo non potrà che intensificarsi: agli studenti verrà offerta la possibilità di frequentare i laboratori dell’Istituto che, ovviamente, non mancherà di offrire opportunità di lavoro ad alcuni di loro. A breve, poi, si affilierà anche l’Istituto oncologico di ricerca, che ha sede anch'esso a Bellinzona. Esistono infine nel Luganese due giovani ma notevoli istituti di ricerca: l’Istituto svizzero di medicina rigenerativa e il Laboratorio di neuroscienze biomediche. Anche questi laboratori non potranno che interagire positivamente con la Facoltà di scienze biomediche.

Un’osservazione finale. Due prestigiose classifiche, la QS World University Rankings e la Academic Ranking of World Universities, valutano le 300 principali università mondiali. In queste classifiche la Svizzera è presente con le due Scuole politecniche federali e le cinque università con facoltà di medicina: Zurigo, Ginevra, Basilea, Berna e Losanna. Non vi compaiono, invece, le università di Friburgo, Lucerna, Neuchâtel, San Gallo e quella della Svizzera italiana. Queste osservazioni indicano chiaramente che la creazione della Facoltà di scienze biomediche avviene anche per avvicinare l’ancora giovane Università della Svizzera italiana, attualmente nella “Challenge League” del mondo universitario, alla più prestigiosa Super League.